Impaginazione e progettazione dell’opera Prodotta    o    acquistata    la    pergamena,    i    lavoratori    del    libro     dovevano    tagliare    i    fogli, qualora    non    fossero    stati    già    pronti,    e    disegnare    la    rigatura    per    permettere    una impaginazione   perfetta.   I   metodi   per   la   rigatura   erano   tre:   a   secco,   o   indiretta;   a   grafite   o a piombo, o diretta; per mezzo di uno strumento, detto tabula ad rigandum . La   rigatura   a   secco   avveniva   attraverso   dei   punteruoli,   o   punctoria    (fig.   4),   ponendo   i fogli   di   pergamena   in   blocchi   e   compiendo   un   solco   sul   primo   foglio   in   modo   che   si imprimesse   sugli   altri:   per   questo   era   detta   indiretta.   Pur   essendo   più   veloce,   essa   aveva gli   svantaggi   di   non   essere   sempre   precisa   e   di   non   permettere   di   variare   la   struttura   del testo. La   rigatura   a   grafite   o   a   piombo   apparve   solo   a   partire   dal   XII-XIII secolo.   Essa   era   svolta   foglio   per   foglio   con   una   mina   in   grafite   o in    piombo    e,    dal    Duecento,    tramite    inchiostro    colorato,    e    per questo    motivo    era    definita    diretta.    Era    molto    più    precisa    e flessibile, ma altrettanto lenta e difficile da realizzare. Il    terzo    metodo    faceva    uso    di    uno    strumento,    la    tabula    ad rigandum    o   ad   lineandum    –   in   Oriente   chiamata   mastara    -,   costituito   da   un’asse   di   legno su   cui   erano   intagliate   le   linee   diritte   ed   equidistanti   e   all’interno   delle   quali   erano   inserite delle   cordicelle.   Esistevano   tabulae    sulle   quali   erano   disegnati   schemi   diversi   e   questo consentiva   di   scegliere   quale   di   questi   utilizzare   e   perciò   imprimere   sulla   superficie   del foglio. Dei tre metodi, quest’ultimo era il più veloce e il maggiormente flessibile.
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