Attrezzi e strumenti
Lo
studio
del
miniatore
era
più
simili
a
quello
di
un
alchimista
che
a
quello
di
un
pittore.
Era
lì,
infatti,
che
l’artigiano-artista
preparava
i
colori,
naturali,
minerali
o
artificiali,
compiva
la
battitura
dei
fogli
metallici,
componeva
le
colle,
le
acque
emollienti
e
fissatrici,
e
i
mordenti,
e
conservava
tutti
gli
strumenti
adatti
alle
diverse
fasi
del
lavoro,
quali
la
scrittura, il disegno, la pittura e la lucidatura.
Quali
erano
principali
attrezzi
del
miniatore?
In
primo
luogo
vi
erano
le
penne,
i
calami
e
i
pennelli
(
calamus
,
pinzellum
o
pincellum
),
questi
ultimi
di
varia
forma
(fig.
6,
nn.
3,
4
e
1).
I
pennelli
migliori
erano
di
peli
di
coda
di
scoiattolo
innestati
in
un
cannello
di
penna
d’avvoltoio,
d’oca,
di
colombo
o
di
gallina,
a
seconda
della
grandezza
desiderata,
ed
egualizzati
tagliandoli
con
una
forbicina,
a
cui
era
applicata
un’asticciola
di
legno
e
appuntita all’estremità libera.
Per
sbattere
l’albume
d’uovo,
usato
come
legante,
il
miniatore
utilizzava
un
pennello
con
setole
di
maiale.
Lo
stil
di
piombo
(fig.
6,
n.
5),
invece,
serviva
per
abbozzare
il
disegno.
Questo
strumento
era
fatto
di
un’asticciola
di
legno
con
una
punta
metallica
costituita
da
una
lega
di
due
parti
di
piombo
e
una
di
stagno.
Per
cancellare
eventuali
segni
si
faceva
uso
della
mollica
di
pane
e
i
residui
erano
tolti
delicatamente
con
il
piede
di
lepre
o
con
la
bambagia.
I
coltelli
erano
usati
per
molti
impieghi,
come
temperare
le
penne
e
tagliare
le
foglie
d’oro
o
d’argento
che
servivano
per
la
doratura
e
l’argentatura.
Naturalmente
non
potevano
mancare
la
squadra
e
la
riga,
per
tracciare
le
linee,
e
i
calamai
per
conservare
gli
inchiostri,
all’interno
dei
quali
era
posta
della
bambagia
per
scongiurare
di
spuntare
le
penne, tanto preziose quanto delicate.
Come
in
una
cucina
o
nella
bottega
di
un
erborista,
nel
laboratorio
del
miniatore
si
trovavano
mortai
e
pestelli.
Essi,
infatti,
erano
utilizzati
per
macinare
le
differenti
materie
da
cui
si
traevano
i
colori.
Avevano
una
diversa
composizione:
ce
n’erano
di
marmo,
di
porfido,
di
bronzo
o
d’oro.
Gli
ultimi
due
tipi
erano
riservati
per
lavorare
le
sostanze
dure
e
i
metalli
preziosi.
Molto
importanti
erano
i
brunitoi
(fig.
6,
n.
2),
che
servivano
per
lucidare
le
dorature
e
le
argentature
e
lisciare
la
pergamena.
Questi
attrezzi
erano
costituiti
da
impugnature
di
legno
con
sopra
montati
dei
denti
di
animali,
come
lupi,
cani
o
cinghiali,
o
pietre
molto
dure,
quale
l’agata,
intagliate
a
forma
di
dente.
Affinché
potessero
continuare,
con
il
tempo,
a
svolgere
il
compito
a
cui
erano
destinati,
venivano
conservati
accuratamente
in
un
luogo
asciutto
e,
prima
dell’uso,
erano
strofinati
con
un
panno,
per
riscaldarli e renderli più efficaci.
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