Uno    di    questi,    vestito    con    tunica    rossa    e    manto    verde,    forse    segno    di prosperità   e   speranza   –   potrebbe   trattarsi   del   massaro   della   Fabbrica   del Duomo   –,   sembra   indicare   Lanfranco,   quasi   a   voler   comunicare   al   lettore   che l’unico   a   conoscere   la   correttezza   di   questa   operazione   concretamente   e ritualmente importante è proprio lui. E   infatti   Lanfranco,   con   la   sicurezza   che   lo   distingue,   mostra   agli   operai   cosa fare.   Cosicché   vediamo   il   manovale   al   centro   della   scena   scavare   con   la   pala, che   conficca   nel   terreno   con   tutto   il   proprio   peso,   per   cavare   le   pietre   che compongono   la   pavimentazione.   I   due   operai   sulla   destra   sono   raffigurati   in cammino,   con   le   ceste   in   spalla   e   muniti   di   bastone   per   sopportare   il   notevole carico, verso il luogo in cui i massi estratti saranno depositati. Nella   seconda   scena   Lanfranco   è   raffigurato   in   modo   identico,   nella   stessa posizione   e   con   la   medesima   espressione,   forse   a   ribadire   l’immutabilità   e   la certezza    del    suo    operare.   Al    centro,    ora,    si    trovano    gli    artifices ,    cioè    gli artigiani,   con   in   mano   gli   strumenti   del   lavoro,   e,   a   destra,   gli   operai.   Questi ultimi   portano   in   cantiere,   tenendole   sulle   spalle,   all’interno   di   ampi   contenitori, le   lapidi   ripulite   e   squadrate.   Gli   artigiani,   dopo   la   posa   della   prima   pietra, guidati   da   Lanfranco,   inseriscono   il   materiale   nell’edificio   in   costruzione,   le   cui mura si vedono sorgere nell’estremità inferiore della miniatura.
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Testi di Davide Busi
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